Affrontare le vita recuperando le nostre migliori virtù

Ho appena terminato un libro di cui sto consigliando lettura a tutti i miei amici e conoscenti. Il testo, per chi può essere interessato, è di Pietro Trabucchi e si intitola “Tecniche di Resistenza Interiore”. È un lavoro agile, molto chiaro e molto “scomodo”, in quanto non fa sconti né a noi, né alla società in cui viviamo. Al suo interno ci sono tutta una serie di riflessioni molto interessanti e stimolanti, alcune delle quali mi hanno ispirato a mettere nero su bianco i miei pensieri.

Vorrei partire con un confronto. Un confronto tra esseri umani molto distanti tra loro nel tempo e nelle attitudini. Da un lato abbiamo infatti i nostri progenitori neolitici (ma anche tutti coloro che li seguiranno, fino all’alba dell’era consumistica moderna), dall’altra l’uomo contemporaneo.

L’uomo, nei tempi dove non esisteva ancora la scrittura, dove il fuoco e una lancia con la punta di selce rozzamente affilata erano il top della tecnologia e una caverna dipinta con estratti di erbe era il top del design, non aveva grandi vantaggi competitivi con le altre specie animali. Ad un osservatore venuto dallo spazio sarebbe apparso, con le sue due gambe, troppo lento sia per catturare le prede sia per sfuggire ai carnivori; non aveva una folta pelliccia per proteggersi dal freddo né una dentatura affilata o artigli per difendersi od offendere e così via. Insomma, faceva una ben magra figura rispetto sia ad un agile erbivoro sia ad un potente carnivoro.

Eppure, l’uomo aveva due marce in più, meno facili da individuare al primo colpo d’occhio, ma determinanti. La prima era l’intelligenza. L’altra meno scontata, forse proprio a causa dei nostri occhi moderni, era la resilienza!

La resilienza è un concetto sviluppato da Trabucchi in diversi suoi libri, in seguito alle sue esperienze come allenatore fisico e mentale di atleti di gare di endurance – prove molto dure come marce di centinaia di chilometri in pochi giorni o scalate di montagne come le Alpi, le Ande o l’Himalaya – e si fonda su alcune caratteristiche primigenie degli esseri umani: la capacità di speranza nel successo, il grande autocontrollo per rimanere saldamente ancorato sui propri obbiettivi, la consapevolezza, la capacità di adattamento alle diverse circostanze, laproattività e la causatività. Se non volessimo utilizzare il suo termine potremmo definirla come gli antichi greci, ovvero come“forza d’animo” oppure con la “fortezza” del cristianesimo, tra l’altro una delle sue quattro virtù cardinali.

La resilienza è direttamente connessa all’intelligenza, intesa come sviluppo delle proprie attività celebrali. Questo perché solo una specie che sviluppa ragionamenti complessi può far proprio un concetto così bello e potente. Questo perché la forza d’animo s’intreccia ad un elemento cruciale che noi abbiamo quasi completamente accantonato nel nostro comodo mondo contemporaneo: la tenacia.

La tenacia è lo sforzo di autodisciplina e di resistenza mentale che mettiamo in campo quando dobbiamo lavorare duramente di fronte ad una situazione di gratificazione differita. Mi spiego meglio con un antico aneddoto: “Impara a seminare oggi per raccogliere domani”. Questa antichissima virtù era valida per gli uomini neolitici – che dovevano inseguire le prede per ore prima di catturarle con i loro rozzi strumenti di caccia – ma anche per la società preconsumistica – dove le virtù migliori erano la pazienza del contadino o il piccolo risparmio della famiglia prima di poter effettuare un investimento solido – ma non lo è più per la maggior parte di noi.

Il senso di attesa, di lavorare tanto e a lungo prima di ottenere un bel risultato è sempre più alieno nella nostra società. Il nostro è un mondo incentrato sul “tutto e subito”, sul “consumo immediato e continuo”, sulla “non attesa” e sull’eliminazione di tutti gli “scomfort” e dello “stress”.

Il paradosso è che questa forsennata ricerca sta generando un nuovo tipo stress e dimalattie – le cosiddette patologie dell’era moderna –che prima non esistevano. Allo stesso tempo le persone vivono sempre più in una situazione di continuo debito, non solo finanziario, ma anche fisico e mentale che prima o poi si deve pagare.

Dobbiamo quindi puntare a recuperare alcune delle nostre naturali e antiche virtù, quelle che ci hanno permesso di sopravvivere al processo di evoluzione e di affermarci come specie dominante sul pianeta. L’uomo è per fortuna naturalmente portato alla tenacia e alla resistenza e, come nel mito della caverna di Platone, deve solo tornare a ricordarselo.

Per farlo io ti lascio con un consiglio spassionato: spegni la televisione che ti trasferisce solo negatività e ti svuota e infiacchisce la mente, apri un buon libro, frequenta persone positive e inizia a pensare – e poi a mettere in pratica! – le cose che nel tuo intimo hai sempre sognato di fare. Tu hai tutte le carte in regola per costruire la tua strada e vivere in maniera soddisfacente la tua vita. Devi solo metterti in gioco.

Pinuccio Massaiu