Come affrontare una vera crisi e crescere nonostante il Covid

Da oltre trent’anni sono un medico che opera nel campo della odontoiatria, e da circa dieci sono diventato anche imprenditore avendo creato una azienda sanitaria, e posso dire che in questi anni ho visto accadere tanti avvenimenti, belli e brutti.

Ero presente al prelievo forzoso del 1992 promosso da Giuliano Amato per salvare la Lira (il celebre 6×1.000), ho assistito con un misto di entusiasmo e preoccupazione all’entrata nell’euro nel 2002 e ho affrontato lo shock dei mercati dopo la celebre crisi del 2008.

Eppure, nessuno di questiavvenimenti avevano portato ad un blocco totale del paese come quello che abbiamo sperimentato nella primavera del 2020. Dall’8 marzo fino alla fine di maggio la nostra Italia è stata“chiusa” per evitare il diffondersi del COVID-19, la tanto temuta pandemia che sta colpendo l’intero pianeta. Da quel momento ad oggi, il paese è diventato un patchwork impazzino di colori gialli, arancio e rossi. E ancora non se ne vede la fine.

I danni economici, ci siamo passati tutti, sono stati ingenti. A questo si aggiunge il clima di terrore generalizzato creato dalla cosiddetta “informazione normalizzata”, i cui effetti sociologici sul medio e lungo periodo potremmo valutare solo tra ulteriore tempo sulle persone di ogni età.

Ad ogni modo, parlando come titolare d’azienda, l’atteggiamento dimostrato di fronte a questo accadimento esterno si può grossomodo sintetizzare in tre macro-comportamenti:

  1. L’apatia e la mera accettazione dello stato di cose come facevano i contadini del passato di fronte ad un’inaspettata gelata di primavera o auna siccità prolungata.
  2.  La rabbia e le recriminazioni contro il governo, la Comunità Europea, la Cina, Trump e poi Biden, ecc., unita talvolta anche all’adesione a varie teorie complottiste su chissà quali oscuri manovratori occulti che stanno cercando di sabotare il governo del paese per toglierci la libertà.
  3.  La decisione lucida di non sprecare il proprio tempo nell’ozio o nello sfogare le proprie (giuste, beninteso) paure e frustrazioni all’esterno, sperando al contempo in un futuro aiuto dal governo, ma piuttosto di rimboccarsi le maniche e cercare di preservare la salute mentale propria ed economica dell’azienda, sfruttando tutte le opportunità che sono sempre presenti in momenti di crisi, come questo.

Io mi sono decisamente inserito in questa terza categoria.

Prima sfida tra tutte quelle operate nel periodo, è stata quella di preservare la liquidità dell’azienda contrattando e imponendo le nostre azioni con banche, leasing e fornitori, che abbiamo messo in stand-by. Qui abbiamo giocato, soprattutto con questi ultimi, una partita delicata dove abbiamo puntato a mantenere i buoni rapporti che sempre abbiamo avuto e che ci contraddistinguono nel mercato, spiegando la situazione nella quale entrambi ci trovavamo e che non ci permetteva di saldare nessuno fino a che non saremmo tornati ad incassare. Tutto questo è avvenuto attraverso chiamate personali in cui ho speso tutta la reputazione di perfetto e puntuale pagatore che mi sono costruito negli anni, e che sono state accettate e gradite da tutti.

Sistemato questo punto chiudendo i rubinetti economici, non ci siamo dimenticati dei pazienti, la fonte del reddito della azienda. Le mie segretarie hanno chiamato tutti coloro che avevano già calendarizzato gli appuntamenti, nessuno escluso, a cui hanno spiegato la situazione e fornito un numero che – grazie al trasferimento di chiamata – ci permetteva di rimanere sempre disponibili per eventuali urgenze.

Abbiamo continuato a comunicare sui social e questo, complice la totale assenza di molti dei miei colleghi dal mondo della comunicazione(perché spesso rientravano nelle categorie 1 e 2, considerando la situazione come un accidente per potersi lamentare e, talvolta, come un’occasione di vacanza), ci ha permesso di intercettare le necessità di una grande quantità di nuovi pazienti, che hanno deciso di darci fiducia una volta riaperto.

Abbiamo creato dei protocolli di visita on line ad hoc tramite WhatsApp video per tutti coloro che avevano necessità di controlli di ortodonzia, parodontologia, gnatologia, e quant’altro in modo da proseguire il monitoraggio delle terapie anche a distanza. In tal modo abbiamo effettuato oltre 240 visite tra marzo e aprile mantenendo i contatti con tutti i pazienti in terapia. E’ stato un grande lavoro, svolto grazie alle magnifiche collaboratrici che hanno svolto un grande servizio di home working, dimostrando che ogni azienda deve lavorare come staff perché è in gruppo che si vince.

Ad ultimo, sono diventato uno dei più grandi conoscitori del DVR COVID Italia in campo sanitario, seguendo le dirette di esperti come Gabriele Vassura e Pietro Mastinu, dialogando con altri colleghi come Stefano Salzano e Federico Tirone, oltre che studiando le direttive di ANDI, CAO e associazioni di categoria. Mentre continuavo a mantenere alta la motivazione e il tono grazie ai rapporti interpersonali, on line e di gruppo con il mondo OSM dove Paolo Ruggeri ha messo dentro animo e cuore per aiutare gli imprenditori italiani confusi e preoccupati dando iniezioni di positività, etica e motivi per proseguire nella strada del mantenimento della salute della propria azienda.

Tutto questo durante il tempo di chiusura forzata dove mi trovavo a lavorare ben di più del mio solito, mentre organizzavamo strategie globali e tattiche specifiche per poter operare una riapertura della Clinica in totale sicurezza. Abbiamo affrontato la questione dei monouso, degli spazi per la sala d’attesa, dell’accesso contingentato dei pazienti e abbiamo organizzato il team e gli orari, spalmandoli dalle 8 alle 20.30 dal lunedì al sabato per poter mantenere un’alta operatività con turni di 6 ore per tutti e diminuire gli assembramenti in sala d’attesa dei pazienti e degli accompagnatori.

In questo modo, a partire dai primi giorni della riapertura, abbiamo ottenuto dei tassi di crescita che a maggio erano appena sotto con quelli pre-COVID, mentre già da giugno 2020 li abbiamo ampiamente superati.

L’aspetto più interessante – e consolante per il nostro paese – è che non siamo il solo esempio isolato. Diversi colleghi con cui abbiamo rapporti in tutta Italia, che hanno mantenuto un atteggiamento simile al nostro senza andare nel panico, hanno sperimentato un trend simile. A dimostrazione che le energie dell’azienda nascono da quelle del titolare, e che se bene indirizzate, positivamente e con adattamento al cambiamento e alle innovazioni di adeguamento a ogni situazione, dimostrano che la differenza non la fa mai l’ampiezza e la gravità di una crisi, ma il modo in cui noi la affrontiamo.

PinuccioMassaiu