Consigli per genitori dal dentista

Mi capita spesso di dispensare consigli nel rapporto genitori/figli nelle delicate fasi del primo approccio dal dentista. Nel nostro settore la cura dei bambini ha un nome specifico, detto pedodonzia, tema che mi ha sempre affascinato, in quanto i piccoli pazienti offrono sfide diverse dagli adulti, e il trattarli diventa per me un gioco divertente quanto per loro.

Eppure è comune veder arrivare bambini terrorizzati che puntano i piedi, piangono, non aprono la bocca. Questo accade nonostante un assioma: nasciamo senza paure. Per poter superare l’ansia da dentista, bisogna tener presente una regola: sviluppiamo le fobie non per un misterioso cambiamento legato allo sviluppo e alla crescita, ma in relazione alla quantità di paure immotivate che ci vengono trasmesse dagli altri.

Dobbiamo tenere ben presente che il cervello dei piccoli è una spugna, assorbe tutto quello che ha intorno e immagazzina ogni cosa, con una voracità impensabile rispetto ad un adulto. Questa straordinaria capacità dei bambini funziona in maniera automatica e, se è perfetta per l’apprendimento di tante cose utili, allo stesso tempo assorbe anche le cose negative, come le ansie, le paure e i dubbi di chi gli sta intorno ogni giorno e che prende di conseguenza come esempio.

Mi dispiace dirlo ma le categorie più colpevoli nell’instillare le paure ai bambini sono i genitori, i nonni o comunque i parenti prossimi che, per una ragione o per l’altra, il piccolo frequenta spesso. Quindi è proprio sul rapporto che ha il genitore con il figlio che bisogna lavorare, eliminando gli input negativi che gli vengono dati da chi gli sta vicino.

Bisogna bandire i racconti della brutte esperienze che, eventualmente, si sono passate dal dentista. Se tanti anni fa le procedure e la formazione dei dentisti poteva essere più spartana, ora la maggior parte di noi adotta protocolli molto avanzati per ridurre al minimo disagi, fastidi e dolori. Quindi è inutile trasmettere vecchi timori legati ad un mondo che non c’è più al bambino, che con la sua fantasia potrà aggiungere ulteriori suggestioni negative che si porterà poi avanti negli anni, magari senza più ricordarsi neppure l’origine.

Molto meglio un approccio divertente e leggero, descrivendo il dentista come amico dei bambini, il suo studio come una casa magica e la sedia operativa come la poltrona di un’astronave, lavorando in accordo con il professionista per creare una storia fantasiosa che accompagni il piccolo durante la terapia.

Ovviamente parole con significato negativo quali “dolore”, “paura”, “sangue”, “male” vanno totalmente bandite, mentre il piccolo paziente va incoraggiato e spronato puntando sul suo orgoglio, stimolando coraggio e sicurezza di sé, ammirando la sua pazienza e bravura.

Bisogna infine stare attenti a rispettare ognuno il proprio ruolo. I capricci sono la diretta conseguenza della mancanza di polso del genitore. L’essere positivi, creativi, fare ragionare il bambino attraverso le giuste modalità non va confuso con l’arrendevolezza.

Un bravo genitore non è quello che non dice mai di no, ma colui che sa dosare il no nel modo giusto. È colui che impara a riconoscere quando merita un premio, o viceversa, quando deve sedersi con lui e spiegargli con fermezza perché ha sbagliato.

Il bambino ha paura solo se qualcuno gliela trasmette, è coraggioso se il genitore gli insegna ad esserlo e farà i capricci se si sta sbagliando qualcosa nella sua educazione.

Pinuccio Massaiu