Cosa può imparare l’imprenditoria dallo sport?

“Si vince attaccando e dando libero sfogo al talento”

Meo Sacchetti, allenatore vincente di club e della Nazionale di Basket

Meo Sacchetti

Fin dall’antichità lo sport è stato una parte importante dello sviluppo della civiltà, oltre che esempio di crescita non solo fisica, ma soprattutto morale e spirituale, per gli uomini.

Nell’antica Grecia prima, e nel mondo romano poi, questo era classicamente legato alla sfera religiosa, militare ed aristocratica, e si declinava in competizioni volte a celebrare divinità, riti funebri e culti eroici.

I suoi valori erano elitari, e riguardavano la celebrazione della superiorità fisica ed emotiva, la ricerca della gloria e il disprezzo per coloro che gettavano la spugna senza aver dato tutto quello che avevano.

Per mille anni, dal VIII secolo a.C. fino all’avvento del Cristianesimo, innumerevoli giochi andarono ad onorare gli dèi e le virtù civiche e sportive dei cittadini del mondo occidentale, fatto che egualmente avveniva in oriente, nel mondo indiano e cinese, e in centro e sud america.

Nei secoli successivi in Europa questa funzione “formativa” dello sport andò a sbiadire, sostituita da altre modalità educative legate al mondo religioso come, ad esempio, il percorso di crescita fisica e spirituale che andava a plasmare il Cavaliere Errante.

Nel Medioevo e Rinascimento si riaccese il fuoco degli antichi agoni sportivi con i tornei equestri e le giostre militari che andavano a celebrare le nuove virtù guerresche e quelle della cavalleria cortese.

Ma è nell’epoca contemporanea che lo sport è tornato alla sua funzione di faro ispiratore per la società e le masse.

Gli Stati Uniti sono stati una grande palestra per questo. Hanno utilizzato lo sport nelle dinamiche di sviluppo della nazione per la funzione pedagogica e di esempio che danno gli atleti e i grandi coach.

Contemporaneamente prima della caduta del Muro di Berlino, che con lo sport i regimi dell’Europa orientale sfidavano (e battevano) il “corrotto” mondo democratico.

A significare le valenze sociali con cui è stata sempre utilizzata la sfera sportiva.

Attualmente, nel mondo in cui viviamo, sempre più immerso in un materialismo freddo e consumista, senza più sani valori e con un numero sempre minore di educatori degni di questo nome (dal genitore fino all’insegnante), l’unica ancora di salvataggio sembra risiedere nello spirito competitivo delle grandi figure del calcio, del basket, del tennis, dell’automobilismo, dell’atletica, del nuoto e di tante altre discipline.

Grazie alle loro imprese “eroiche”, capaci di emozionare e ispirare le folle, molti atleti e allenatori sono poi stati chiamati a dare l’esempio anche in altri campi della vita come la scuola e, per quello che interessa a noi in questo articolo, l’attività d’impresa.

“I grandi campioni di ogni sport hanno la predisposizione al sacrificio.

È questo il vero talento”

Giuseppe Abbagnale, canottiere italiano vincitore di due titoli olimpici e sette mondiali

Giuseppe Abbagnale

L’imprenditore contemporaneo, in un mondo dove il sistema di gestione piramidale ha mostrato tutte le sue criticità, deve sapersi comportare come un novello Phil Jackson, che ha guidato alla vittoria nell’NBA campioni con personalità eccellenti ma difficili da gestire come Michael Jordan e Kobe Bryant.

Come Phil Jackson insegna, egli non deve “ordinare” ai suoi collaboratori cosa fare, ma deve diventare abile nel coinvolgerli appieno nella vita della squadra, che per l’imprenditore è quella dell’azienda.

“Far vincere una squadra non è questione di quanto siano grandi i giocatori. Devono essere tutti disposti a sacrificarsi e a dare qualcosa di sé stessi, pur di diventare campioni”

Phil Jackson, membro della Basketball Hall of Fame

Phil Jackson

Il titolare deve far sentire ai suoi collaboratori e dipendenti lo spirito di appartenenza, l’esprit de corps che li spingerà a collaborare tutti assieme per un fine più alto.

Al contempo, deve ispirarli con il suo esempio.

Spronarli quando serve, aiutarli ad autocorreggersi quando sbagliano, incoraggiarli ogni volta che fanno bene qualcosa.

“Non mi piace dire ai ragazzi che andrà tutto bene, rassicurandoli.

Preferisco dire loro che andrà come noi faremo in modo che vada”

Julio Velasco, allenatore di pallavolo che sulla panchina azzurra ha conquistato un argento olimpico, 3 ori europei, 2 titoli mondiali e 5 World League

Julio Velasco

L’imprenditore è quindi il primo che deve formarsi, leggendo, studiando, incontrando persone che possono arricchirlo. E mettersi costantemente in sconfort, ponendosi obbiettivi sfidanti, lasciandosi guidare dall’energia interiore che con coraggio lo porta a essere quello che prende le decisioni più difficili che magari a prima vista non sembrano perfette, ma che ha la certezza che è meglio prendere decisioni imperfette che essere alla continua ricerca di decisioni perfette che non si troveranno mai.

“Sbagli il 100% dei tiri che non fai”

Wayne Gretzky, gicatore, allenatore e dirigente di hockey su ghiaccio

Wayne Gretzky

Si deve fare entusiasmare da libri come “Capolavori” dell’italiano Mauro Berruto, o “Niente teste di cazzo” dell’americano James Kerr, da film come “Coach Carter” o “Ogni maledetta Domenica”, o dalle storie di grandi campioni raccontate da Federico Buffa, o dalle pagine Instagram de “La GiornataTipo”.

Grazie a questa carica sarà capace di trasferire energia al suo team, come solo i grandi capitani di squadre che hanno vinto tutto sono stati capaci di fare.

“La forza di Phil Jackson sta nell’abilità di unire la gente,

nel mettere il bene del gruppo sempre davanti a quello del singolo”

Kobe Bryant, uno dei più grandi giocatori di basket di tutti i tempi

Kobe Bryant

Non basta la formazione tecnica (quella legata alla propria attività) per raggiungere il successo nel nostro mercato di riferimento, esattamente come non è bastata la semplice bravura a tante meteore sportive che non sono state capaci di capitalizzarla appieno, fino a che non si sono spente e sparite nel nulla. È solo con la dedizione quotidiana, il rigore morale, l’attaccamento al proprio ruolo, l’abitudine alla rinuncia e l’attitudine al sacrificio di oggi per ottenere il miglior risultato domani, che sia in campo sportivo che imprenditoriale si ottengono risultati di valore.

“Le coppe si vincono in allenamento. In gara si va solo per ritirarle”

Pier Alberto Buccoliero, medaglia d’Oro di Canoa

Pier Alberto Buccoliero

Serve energia, visione ad ampio respiro, leadership e voglia di far crescere se stessi e i propri collaboratori.

Tutti attributi che l’imprenditore può recuperare dal mondo affascinante dello sport che, come nell’antichità, formava i giovani a diventare cittadini migliori, adatti a portare avanti la vita della polis, con etica, spirito di dedizione, resilienza verso un futuro condiviso e migliore.

“Il perdente fallisce e si arrende. Il campione fallisce finché vince”

Robert Kiyosaki, imprenditore e formatore statunitense

Robert Kiyosaki