Di che cosa si può “ammalare” il dente?

Una delle curiosità più comuni tra i miei pazienti è il sapere quali problematiche e malattie possono svilupparsi nella loro bocca. Sembra un pochino morboso, ma a quasi tutti gli operatori nel campo sanitario arrivano decine di domande giornaliere che riguardano questo argomento. I più insistenti, lo scrivo giusto per sdrammatizzare, sono quei pazienti ipocondriaci che hanno già fatto parecchie ricerche a casa sfruttando dottor Google e desiderano ulteriori conferme e dettagli dal proprio medico di fiducia.

Quando parliamo del campo odontoiatrico le domande vertono sempre sugli stessi elementi: il cavo orale nella sua totalità, i denti e le ossa di supporto, le gengive o l’articolazione temporo-mandibolare.

Partiamo dalla patologia più nota di tutte, ovvero la carie. Questa è causata dalla placca, ovvero da quell’accumulo di residui organici deviati dal cibo che si depositano e permangono sui denti quando non vengono puliti bene ogni volta o con la giusta frequenza ogni volta che si mangia. Se la carie evolve e non viene eliminata e degenera, raggiungendo quella parte vitale del dente chiamata polpa, diventa pulpite, che genera il classico “mal di denti” che fa correre dal dentista.

L’accumulo di placca può creare anche la formazione di tartaro, che se non eliminato porta verso la malattia parodontale, quella che i nostri nonni chiamavano “piorrea”. Questa interessa la gengiva, il legamento di base e l’osso alveolare, ovvero tutta quella parte che sostiene il dente. Se non intercettata per tempo, questa infezione farà prima muovere i denti, causare sanguinamento spontaneo, cattivo alito e nelle fasi più avanzate porterà alla loro perdita. Sono quelle situazioni dove denti morfologicamente sani sono persi (estratti o caduti spontaneamente) senza che sia presente carie su essi.

Ritornando alla bocca in generale, possiamo trovare afte e ascessi. Queste sono infiammazioni che possono essere causate da diversi fattori legati alle cure sui denti non fatte o fatte male, all’alimentazione, alle abitudini scorrette (basta anche una spazzolata troppo energica che irrita eccessivamente una sezione del cavo orale) o alle parafunzioni, ad esempio quando teniamo i denti sempre stretti o mastichiamo inavvertitamente le guance.

Possiamo poi avere eventi acuti, da trauma, e allora parleremo di fratture o lussazioni del dente. A seconda del loro grado di complessità questi possono essere risolte con interventi di ricostruzione, di devitalizzazione o perfino, se non è possibile operare altrimenti, con l’estrazione del dente danneggiato.

Su questa falsariga rientrano anche i grandi traumi facciali, che di norma richiedono l’intervento diretto del chirurgo maxillofacciale.

Parlando di Articolazione Temporo Mandibolare entriamo nella Gnatologia. Questo è un argomento a me molto caro, in quanto vi ho dedicato negli anni parecchio studio teorico e pratico. In questi casi il dentista deve relazionarsi non solo con i rapporti fra le ossa di mascella e mandibola, ma anche con i muscoli masticatori, della lingua, le vie aeree e altre fasce muscolari e organi collegati nell’ottica di risolvere le problematiche legate alla masticazione, alla deglutizione e alla respirazione.

Ad ultimo, ma non per importanza, abbiamo le situazioni più gravi: le patologie autoimmuni e quelle cancerose, a cui a breve dedicherò degli articoli appositi in questa rubrica relativi alla loro prevenzione, gestione e cura.

Pinuccio Massaiu