Il ruolo pedagogico dell’imprenditore

Una delle caratteristiche dell’imprenditore è che lui è un “risolutore di problemi”. Questa caratteristica lo differenzia e lo porta pian piano a conseguire risultati di valore per la sua attività e la società in cui vive.

Questo avviene nel tempo. Un giorno alla volta, una soluzione dopo l’altra, e spesso il titolare d’azienda si trova ad aver raggiunto importanti livelli di successo in maniera “inconsapevole”, operando attraverso scelte audaci e spesso fuori dall’ordinario, perché, come diceva Peter Ferdinad Drucker: “Dietro ogni impresa di successo c’è qualcuno che ha preso una decisione coraggiosa”.

Questa capacità di risolvere i problemi deve essere unita ad una forte capacità di leadership, che consiste nel trasmettere ai propri collaboratori una mentalità adatta a forgiare uno spirito condiviso orientato alla generazione di valore che porta alla crescita aziendale.

Un vero e proprio imprinting che deve portare vantaggi a chi è compartecipe della strada dell’imprenditore e che deve andare oltre la semplice remunerazione per il lavoro svolto.

Una prova di tutto questo mi è capitata qualche giorno fa, quando una delle mie collaboratrici storiche, che lavora con me da oltre dieci anni, è venuta da me in ufficio a ringraziarmi.

Non era per qualcosa di collegato direttamente al nostro rapporto professionale, e mi sono accorto subito che era la perfetta testimonianza di come le soft skills, quelle abilità impalpabili che diventano nostre con la formazione e l’esperienza accumulata in azienda, possono diventare cruciali anche nella vita privata.

In pratica lei ha dovuto gestire, negli ultimi sette mesi, la vendita della sua vecchia casa per acquistarne una nuova. Il tutto con una bambina piccola e l’organizzazione del matrimonio con il suo compagno che, causa lavoro fuori, per una buona parte di tempo non le ha potuto fornire un supporto diretto.

Per mesi e mesi la mia collaboratrice ha dovuto gestire da sola i rapporti con l’agenzia immobiliare, i possibili acquirenti, la banca e il notaio, e per farlo ha studiato nei momenti di tempo libero dal lavoro leggi, normative e tutto quel ginepraio burocratico e amministrativo che nel nostro paese complica anche la situazione più semplice.

Quello che mi ha colpito maggiormente è stata la sua affermazione, che voglio riportare qui integralmente:

“Se non fosse stato per l’approccio appreso in questi anni in studio, sono certa che avrei gettato la spugna davanti alla moltitudine di problemi che si sono via via presentati e che parevamo insormontabili. Invece ho fatto come facciamo a lavoro: ho studiato un piano di azione, ho suddiviso il grande problema in tanti singoli passaggi da risolvere, che a loro volta erano costituiti da singole azioni da compiere, che ho affrontato singolarmente una per una, senza farmi prendere dal panico. Insomma, un po’ come quando si costruisce un edificio, aggiungendo un mattone dopo l’altro, sono infine arrivata al risultato finale: vendere la mia casa”.

Devo ammettere che mi sono quasi commosso a sentirla.

Il problema e che troppo spesso diamo per scontati determinati aspetti impalpabili della nostra vita professionale e personale come se fossero delle note di colore per il curriculm, tipo “ben predisposto al lavoro di gruppo” oppure “ottima capacità di relazionarsi con i colleghi e i clienti”.

Questa banalizzazione esasperata ci porta di norma a snobbarle o a trattarle con sufficienza, ma le vere soft skills, quelle sudate sul serio a lavoro, insegnate dall’esempio del titolare e fatte proprie nella pratica dal collaboratore, sono un valore inestimabile che quest’ultimo si porta dietro e può sfruttare in ogni aspetto della sua vita.

La determinazione, la capacità organizzativa o la gestione del tempo e del denaro sono strumenti trasversali che operano ad ogni livello, e il luogo migliore in cui impararli è proprio nella nostra azienda, luogo in cui passiamo la maggior parte del tempo.

Questo è l’onere dell’imprenditore, che non deve fare il buonista o l’amico dei dipendenti, ma deve piuttosto agire come una sorta di maestro, che ha a cuore non solo il loro benessere e sicurezza economica ma anche la loro crescita come esseri umani maturi.

Quello che lui ha dovuto sviluppare per far prosperare la sua attività non va tenuto gelosamente celato, ma condiviso, in modo che possa essere spunto per le loro scelte. Un ruolo pedagogico che spesso, come titolari presi da mille incombenze, siamo i primi a dimenticare. Ma che esiste e ha un grande valore per tutti.

Pinuccio Massaiu