Il successo sta nella sicurezza o nel rischio?

Nei precedenti articoli “Affrontare la vita recuperando le nostre migliori virtù” e “Il problema del troppo benessere” abbiamo toccato una serie di temi scottanti e scomodi che spero vi abbiano fornito importanti spunti di riflessione personale.


Abbiamo parlato dei falsi miti del nostro tempo e di come sarebbe bene comportarci in maniera differente se vogliamo distinguerci dagli altri (e questo è l’unico modo di eccellere, ve lo assicuro).


Riflettete su una cosa: il compiere le stesse azioni degli altri ci dà sicurezza e serenità, ma ci conduce, inevitabilmente, in un luogo affollato da una miriade di altre persone. Secondo la “Legge di Pareto” vi ritroverete nella massa (80% circa) di individui che decidono di stare nella loro area di comfort, seguendo percorsi già esplorati e verificati dagli altri.


Questo ci da una grande sicurezza, ma, se riflettiamo, è solo il crogiolarsi in una pia illusione. In un mondo sempre più competitivo, dove viene premiata la capacità di diversificare e dove la specialità genera le migliori possibilità di affermarsi, il comportarsi come se fossimo fatti tutti con lo stesso stampino non è certamente la strategia migliore.


La società ci martella con il principio che dobbiamo ancorarci alla sicurezza con tutte le nostre forze. Il “posto fisso”, la giornata scandita ad ore che porta chi lavora a contare i minuti che mancano alle 18.00 (e magari ad iniziare a liberare la scrivania 15 minuti prima) sono il peccato originale della cultura italiana del lavoro.


Se vogliamo aver successo dobbiamo sposare il principio del giusto rischio, del disagio e il caricarci di un certo livello di stress e tensione. D’altro canto, i più grandi balzi tecnologici, culturali e sociali della storia umana si sono verificati in periodi di grande crisi, non di benessere.

Durante le pestilenze sono state trovate le cure, durante le guerre le tecnologie, durante i dissesti finanziari le soluzioni all’economia, durante i peggiori periodi di oscurantismo le idee e i principi rinnovatori.
La libertà, il successo, l’eccellenza stanno nella cosiddetta “area di scomfort”, quel microcosmo in cui tu lasci tutte le consolanti sicurezze, le false certezze e i pilastri della tua vita per ragionare con responsabilità su opzioni alternative.


Diceva Albert Einstein: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supererà sé stesso senza esserne superato”.

Inizia a riflettere su questi concetti e raffrontali con le cose che non ti piacciono della tua vita.

Ci rivediamo, se vuoi, per parlarne assieme nei prossimi articoli.

PinuccioMassaiu