“Leggere”la persona attraversola Psicodonzia

Il lavoro dell’odontoiatra viene troppo spesso visto unicamente in chiave chirurgica. Il processo mentale segue uno schema logico sequenziale: il paziente ha un problema = il dentista ne comprende la natura in via diagnostica = il dentista interviene con un intervento = soluzione del problema, arrivederci e grazie.

Questo è, per certo, quanto può avvenire in alcuni casi. Ma non in tutti. Spero, se state seguendo questo blog da un paio di mesi a questa parte, di avervi smantellato alcune delle eccessive semplificazioni nelle quali viene ridotta la mia categoria professionale. La bocca, come parte del resto del corpo, ci da tutta una serie di risposte a molte più domande rispetto alle classiche (come ad esempio quella di avere una carie o meno). Oggi vedremo assieme una disciplina molto affascinante che riguarda uno di questi aspetti meno conosciuti ma altrettanto importanti.

Potremo definire la Psicodonzia come una branca “umanistica” della professione. Questo perché cerca di analizzare aspetti della salute del paziente e del suo comportamento in modo olistico, senza sprofondare nei tecnicismi specialistici che spesso fanno sembrare un professionista come una monade a sé stante nel suo personale universo. Per intenderci, troppo spesso un medico, un ingegnere, un architetto, un economista o un avvocato sembra che parlino più per loro e i loro colleghi che per il paziente o il cliente. Il poveretto viene sommerso da una valanga di termini estranei al suo vocabolario. Questo avviene anche quando il professionista si impegna nel cercare di chiarire le cose, dato che anche le sue spiegazioni saranno infarcite di tecnicismo. Insomma è il gatto che si morde la coda o, meglio ancora, un complesso sistema di scatole cinesi… Con le istruzioni scritte in arabo!

La Psicodonzia studia da qualche decennio i rapporti che intercorrono tra la psiche e il corpo (soma), come parte di quella scuola di pensiero psicosomatica che analizza quanto questi due aspetti, legati tra loro in modo inscindibile, si influenzano a vicenda. La personalità stessa di ogni essere umano è formata, oltre che dall’ambiente sociale e culturale dove cresce, dalla combinazione di corpo e mente.

La Psicodonzia opera in chiave olistica, cercando di guardare il paziente a 360°, in tutti i suoi aspetti e comportamenti. Per questo l’ho definita come una branca umanistica della nostra professione. Qui non ci sono interventi chirurgici o test specifici al laboratorio. Al contrario, nella Psicodonzia si cerca di elaborare una strategia di trattamento complementare rispetto all’azione classica. Test dei colori, test kinesiologici, psicodinamica immaginativa, studio della tipologia dei sogni. In questo ambito è cruciale andare molto a fondo nella conoscenza del paziente, per comprendere al meglio quali sono i suoi disagi interiori più profondi.

Il dentista, quando decide di affrontare la questione dal punto di vista psicodontico, si deve discostare un po’ dalla parte tecnica e non cercare la sola soluzione corporea al problema, bensì quella strutturale. Molto, forse troppo spesso viene trascurato il mondo emozionale del nostro paziente. Non è colpa di nessuno, intendiamoci. Spesso è la stessa formazione all’università che ci fa passare il concetto che il professionista risulti maggiormente efficace se rimane distaccato. Purtroppo questo è un presupposto totalmente errato.

L’odontoiatra, come qualsiasi altro esperto, sarà veramente decisivo solo quando si sintonizzerà sul suo paziente o cliente. Deve sviluppare un rapporto empatico, partecipe con quest’ultimo. In una parola: fiducia.

La Psicodonzia aiuta tantissimo in questo processo, in quanto fornisce una chiave di lettura delle emozioni, del carattere e delle criticità della persona che ci si trova di fronte attraverso una sapiente “lettura” della conformazione della bocca, della lingua, dei denti, dei muscoli facciali. Attraverso la storia che loro ci racconteranno noi avremo disegnata la strada migliore da seguire per entrare in sintonia col paziente, raggiungendo prima quel livello di confidenza e dialogo che ci permetterà poi anche di operare meglio in ambito clinico.

Pinuccio Massaiu