Quanto è cambiato il mondo del lavoro?

Il mondo del lavoro è cambiato completamente. È questo il tema di un bel video di Marco Montemagno che mi sono rivisto con piacere qualche giorno fa. Devo ammettere che è stata una bella soddisfazione trovare una persona che, in poco più di quattro minuti, ha condensato tante verità toste e contro-intuitive che negano ancora in troppi.

Purtroppo per questi ultimi il mondo segue le sue regole, che non cambiano di certo se tu le ignori. Il vedere il mondo del lavoro come 20 anni fa è sempre più una chimera. Contratti a tempi indeterminato, contributi previdenziali, posto fisso garantito dallo Stato sono ormai una specie in via di estinzione.

Posso capire che una persona della mia età, che ha vissuto quel periodo, faccia ancora fatica ad accettarlo, ma quando vedo un ragazzo giovane che spera di mandare un CV, fare uno stage, ottenere un posticino in azienda e rimanere lì impantanato per il resto della vita lavorativa, ecco quello proprio no.

Fare pratica nel lavoro, anche sottopagati, non è un invenzionedei governi degli ultimi anni. Io stesso, vent’anni fa, fresco fresco dopo 10 anni tra medicina e specializzazione in chirurgia, avrei dovuto pretendere (per le logiche di molta gente) di meritarmi, per il solo diritto di studio, un lavoro. Sicuro e ben retribuito, visto che ci siamo.

Eppure la realtà non è stata così. Per due anni ho fatto una dura gavetta, imparando da altri professionisti, mettendo impegno e fatica con l’unico contraccambio dell’esperienza pratica (soldi non se ne videro). Eppure non sono morto, anzi, ho imparato come va il mondo e ho messo questa conoscenza al servizio del cammino che mi ha condotto fino ad oggi.

Non è una strada facile, chi lo nega? Ci sono ostacoli, sacrifici, delusioni. Ma è la strada più ardua che ti forgia per avere, più avanti, il successo in quello che farai. I latini dicevano “Per aspera ad astra”, attraverso le difficoltà si raggiungono le stelle. Niente di più vero.

La sicurezza, quella falsa sicurezza che usano i politici quando promettono nuovi posti di lavoro (pubblici, quindi improduttivi) in cambio di voti, è un arma devastante. Punta a stuzzicare le speranze delle persone in una vita facile e agiata, senza preoccupazioni. E’ uno strumento subdolo, che ti colpisce alle spalle quando meno te lo aspetti.

La logica è la stessa dell’educazione. Se tu non educhi i tuoi figli, proteggendoli sempre in tutto e per tutto, che cosa ne uscirà fuori quando dovranno affrontare il mondo da soli? Ve lo dico io: delle persone incapaci di affrontare la vita, che rimarranno sotto il tetto dei genitori fino a 40 anni.

Il lavoro non appare per magia, al contrario dobbiamo meritare di esserne degni. Non tutti devono fare gli imprenditori per forza, ma anche la logica del dipendente deve cambiare. Deve essere abbandonata la logica classica da lavoratore subordinato (anche se, per legge, si ha quel tipo di contratto) per vedersi più in un’ottica da collaboratore.

Deve diventare un partner che sposa la causa dell’azienda in cui lavora, che deve sentire come sua. È la vita sana dell’impresa che garantisce il suo stipendio a fine mese, non un miracoloso intervento divino.

Ancora troppa gente ha la fallace e consolante percezione che lo stipendio debba arrivare dall’intervento sindacale, dai contratti collettivi o dal governo. Auguro a tutti loro di svegliarsi presto, o il loro sogno ad occhi aperti potrebbe trasformarsi in un brutto incubo.

Cosa bisogna fare per uscire da questa spirale autodistruttiva? Montemagno l’ha sintetizzato bene nella sua conclusione, che mi trova pienamente d’accordo: smetterla di lamentarsi contro il mondo, armarsi di senso di responsabilità e farsi un mazzo così per migliorarsi professionalmente e umanamente, per fare in modo di attrarre il lavoro.

Se c’è un’altra via, che comporta scorciatoie più agevoli di questa, io non la conosco.

PinuccioMassaiu