Competizione e innovazione, arterie vitali del Successo

“La cosa che rese più competitivo l’Occidente fu la feroce competizione che caratterizzò l’epoca delle esplorazioni geografiche. Per gli europei, al contrario dei cinesi, il navigare tanto lontano non serviva ad ottenere tributi onorifici, ma a portare profitto da reinvestire nella guerra contro i loro rivali. L’esplorazione navale era la corsa allo spazio dell’epoca”

da Occidente di Niall Ferguson

Vi è un aneddoto che tutti i titolari di una piccola o grande impresa dovrebbero tenere bene a mente, ed è la vicenda del grande ammiraglio cinese Zheng He. È una storia poco conosciuta, che potete trovare in dettaglio in questo articolo, ma quello che a noi interessa è la sua morale.

All’epoca la Cina dei Ming era la più grande superpotenza al mondo. Né i potentati del subcontinente indiano, né l’Impero Ottomano e men che meno i piccoli e litigiosi paesi occidentali erano in grado di tenergli testa. Aveva un’economia florida, una burocrazia efficiente, tecnologia all’avanguardia, risorse infinite in uomini e mezzi, eserciti e flotte potenti e ben organizzate.

Quando l’ammiraglio Zheng He convinse il suo imperatore, il giovane e visionario Yongle, a finanziare delle grandi esplorazioni geografiche, questi gli mise a disposizione 300 navi grandi fino a 120 metri e 28.000 tra marinai, soldati, mercanti, diplomatici e studiosi. Al confronto le risorse concesse a Cristoforo Colombo dai cattolicissimi sovrani di Spagna, tre caravelle e un’ottantina di uomini, fanno ridere i polli.

Per nostra fortuna nessun occidentale incrociò mai quell’immensa flotta, perché l’era delle esplorazioni geografiche cinesi si concluse tra il 1430 e il 1433, mentre Vasco da Gama, il primo esploratore europeo che si avventurò al di là del Capo di Buona Speranza, vi arrivò solo nel 1497-98.

Quello che a me interessa mettere in luce, nell’ottica dell’attività d’impresa, risiede nelle ragioni di questo inspiegabile stop cinese. Possiamo riassumere il tutto nel fatto che la Cina stava troppo bene. Era troppo ricca, troppo potente e quindi, in ultimo, troppo superba.

I consiglieri confuciani del successore di Yongle erano contrari alle stranezze esotiche sbarcate dai porti dove attraccavano le titaniche Navi Tesoro della flotta di Zheng He e riuscirono, pian piano, a convincere il sovrano a diffidare di tutto quello che fosse estraneo alla tradizione millenaria dell’impero. In pratica gli dissero di non cambiare nulla, che tutto era perfetto e che sarebbe rimasto tale per sempre.

Eppure tutti noi ben sappiamo – o dovremmo sapere – che nulla rimane immutato in eterno. Il mondo, vista la sua natura dinamica – l’unico ambiente statico è quello sottoposto ad un bombardamento nucleare, ovvero totalmente morto – tende ad un continuo rimescolamento delle carte, che parte da quello genetico e arriva all’economia e alle strutture sociali.

Perciò sarebbe ingenuo aspettarci che il mercato intorno a noi rispetti sempre le regole a cui noi siamo abituati, se no verremo sorpresi come i Ming dall’arrivo di altri piccoli ma agguerriti concorrenti, pronti a soffiarci posizioni, risorse, clienti.

Il panorama economico italiano sta soffrendo molto proprio a causa di questa errata visione delle cose. Imprenditori di tutte le categorie, compresi i dentisti, non hanno compreso che il mondo intorno a loro è cambiato e segue regole diverse. Il dentista classico, che approccia la professione come i suoi colleghi di venti o trenta anni fa, si trova sempre più schiacciato da altri dentisti più specializzati.

Allo stesso tempo questi dentisti specializzati si trovano in crisi a loro volta, pressati dal fenomeno delle grandi cliniche odontoiatriche, dai franchising, dal lowcost o dai viaggi del dentale. Ma se né un dentista tradizionale, né uno specialista riescono a stare sul mercato, non esiste proprio soluzione che non vivacchiare alla buona tra i marosi portati da tutti questi cambiamenti?

La risposta è ovviamente si! Esistono delle soluzioni, per quanto non facili. Come abbiamo già avuto modo di farvi vedere, bisogna cambiare la propria mentalità. Se fare le cose come le si è sempre fatte non porta a risultati, bisogna aprirsi a nuove soluzioni.

Noi in Studio Massaiuabbiamo elaborato una nostra ricetta, basata su quattro pilastri che sono risultati vincenti, facendoci passare da studio mono-professionale tradizionale ad una realtà imprenditoriale di successo. Questi sono:

  • Professionalità
  • Estetica
  • Organizzazione
  • Empatia

Continuate a seguirci e avremo modo di discuterne per bene assieme. Voi iniziate a riflettere su quali potrebbero essere quelli che vi rappresentano meglio. Buon lavoro!

Pinuccio Massaiu