Il problema del troppo benessere

Son voluto partire, già fin dal titolo di questo articolo, in modo un po’ provocatorio. Sia beninteso che non voglio offendere nessuno, il mio scopo è quello di scuotere la coscienza del lettore, col fine di farlo passare ad un livello superiore di consapevolezza, perché troppo spesso viviamo dentro tutta una serie di certezze e verità rivelate che diamo per scontate ma che, in verità, non lo sono affatto.

La stessa crisi e economica – e io aggiungerei sociale/valoriale – del nostro tempo si può ricondurre a questo assioma errato. Il nostro cervello è infatti uno strumento straordinario. Ci garantisce la creatività, l’inventiva, la spiritualità e tutti quegli aspetti caratteristici che ci differenziano da ogni altra specie animale sul pianeta.

È una vera e propria macchina meravigliosa, che utilizzata al meglio ci rende veramente liberi, ma può anche rimanere impantanata se ci mettiamo dentro la benzina sbagliata. Ci sono idee, principi e concetti buoni ed eccellenti, ma ve ne sono però anche altri di gradazione meno positiva, fino a raggiungere quelli assolutamente distruttivi per la nostra vita.

La nostra società occidentale vede sempre più scemare le forze mentali e motivazionali dei suoi individui. Stiamo perdendo tutte quelle qualità che ci hanno portato ad essere il centro del mondo moderno. Questo perché sta avvenendo? Partiamo da un altro bel pensiero ben delineato da Trabucchi ma che mi è sempre ronzato in testa fino a quando non l’ho ritrovato nero su bianco sul suo libro: “Il cervello plasma la cultura, ma anche la cultura generale che ci sta intorno plasma il nostro cervello! Le pratiche di vita, i modelli e gli atteggiamenti premiati dalla nostra società modellano la maggior parte delle persone”.

Ora domandiamoci quali sono i modelli premiati nel mondo occidentali, o peggio ancora, nella nostra Italia.

Guardiamo con più favore chi si spacca la schiena, risparmia, guadagna e eventualmente investe onestamente oppure il furbetto che ha la buona amicizia o che riesce a fregare lo Stato? O ancora il nostro sistema spinge la gente ad impegnarsi, a migliorarsi, a professionalizzarsi oppure no? Come possiamo chiedere ai nostri giovani titoli accademici e certificazioni sempre più elaborate se non abbiamo un mondo del lavoro che è pronto ad accoglierli? La disoccupazione giovanile, in Italia, è superiore al 40%.

Questo si traduce nella famosa “fuga di cervelli” ma, soprattutto, implica come conseguenza che gli investimenti saranno tutti rivolti alle persone che, nel migliore dei casi hanno la mia età, nel peggiore quella di mia madre – ultrasettantenni -.

Quale sarà allora il nostro futuro a lungo termine? Se non formiamo ora i nostri ragazzi, se non li instradiamo al lavoro creando i canali e dando loro gli strumenti perché si costruiscano da soli la loro strada, dove andremo a finire a dieci o vent’anni da oggi?

Ora questa è la domanda che mi pongo a livello generale, ma in questo articolo vorrei soprattutto soffermarmi sulle ragioni per le quali siamo giunti a questo. Ho accennato al fatto che è la cultura che plasma la nostra mente, modificando le nostre percezioni e perfino le nostre ambizioni. Quale è quindi, la cultura dominante che sta creando questo sconquasso che dovremmo deciderci ad affrontare al più presto?

Io la riassumo nel concetto di “Cultura del troppo benessere”. Anticipo subito la vostra domanda “Ma il tanto benessere non dovrebbe essere una buona cosa?”. Il benessere, nella giusta dose, è il premio per il duro lavoro, l’impegno, i risultati e le cose che abbiamo costruito nella nostra vita. Potremo definirlo come il “giusto benessere”. Io intendo come “troppo benessere” quella ricchezza che ha fatto il salto generazionale e che viene goduta, senza limiti e responsabilità, dai figli o dai nipoti di coloro che se lo sono zappato.

Io ho tre figli, ma ho sempre evitato di fargli passare il concetto che “tutto era dovuto”. Gli ho responsabilizzati negli anni con un lavoro attento, ragionato. Ho sempre cercato di spiegare loro l’importanza di quello che avevano e di come questo andasse guadagnato. Non è stato un processo né facile, né senza dolore. Certi concetti sono difficili da far passare, soprattutto se l’ambiente tutto intorno ti invia messaggi contrari. Eppure, a distanza di trent’anni, tutti loro hanno dato a me e a mia moglie una lunga serie di soddisfazioni. Insomma, tutto l’impegno e la fatica che ogni genitore dovrebbe giustamente fare è stata infine ripagata.

Questo ci porta ad un altro elemento importante che abbiamo perso: l’idea di investire a lungo termine. I guadagni e i lavori migliori e più duraturi sono quelli che portano i frutti a 1, 2, 5 o perfino 10 anni (per un genitore anche 20). La nostra società invece si basa su principi di “deresponsabilizzazione” e di “guadagno tutto e subito”. Dobbiamo invece recuperare certe ottime qualità che hanno svolto splendidamente il loro compito in migliaia di anni: il duro lavoro, l’impegno al 100% tutti i giorni, l’assumersi oneri e responsabilità prima dei propri diritti (parola spesso abusata e confusa con le pretese), il vedere le cose in prospettiva futura, nel saper scindere bene il momento e le cose sulle quali bisogna risparmiare oppure quando investire.

Cerchiamo di adottare la politica della formica nella celebre favola. Il duro lavoro quotidiano costruirà la nostra ricchezza del futuro. Bisogna saper risparmiare alcune cose mettendo da parte alcuni sfizi che ci vorremo togliere, investire il giusto in termini di fatica e miglioramento di se stessi e non farsi abbindolare e ammorbidire dai momenti di eccessivo benessere. Mai abbassare la guardia su questo aspetto, perché anche la persona più forte e determinata può incappare in questa trappola! D’altro canto, il sedersi e il rilassasi, perché intanto sembra andare tutto bene, è piacevole per tutti. Ma alla fine è come il canto delle sirene, bello e sensuale, ma alla fine ti porta sugli scogli.

Perciò io ti invito a prenderti un momento tutto tuo, senza ascoltare nessuno tranne che te stesso. Rifletti sulla tua vita, su quello che al suo interno ti piace e cosano. A questo punto devi decidere se sinceramente hai veramente desiderio di cambiare il suo corso, puntando alla soddisfazione e l’eccellenza – e quindi dovrai rimboccarti le maniche e affrontare parecchie situazioni disagevoli, faticose e pesanti in una logica a lungo termine – oppure se preferisci rimanere seduto a recriminare sul tuo divano.

Pinuccio Massaiu