Liberarsi dall’apprendimento passivo e dal terrorismo mediatico

Ci ritroviamo nuovamente assieme a riflettere sulle parole di un bellissimo libro. Questa volta ho scelto “Il giusto respiro” di Andrea Di Chiara.Il cuore del pensiero dell’autore si riassume nella provocatoria frase “Nel mondo occidentale odierno, la medicina moderna si è evoluta di pari passo con le case farmaceutiche”. Partendo da questo concetto l’autore va ad analizzare un tema affascinante e inquietante allo stesso tempo, ovvero l’influenza che il mondo esterno esercita in maniera sottile ma assolutizzante sullo stato della nostra psiche e del nostro corpo.

Sempre più spesso abbiamo esperti, libri, trasmissioni televisive, giornali, siti internet e blog che ci dicono cosa è giusto e cosa è sbagliato per noi. Siamo letteralmente bombardati di informazioni, dati, cifre, emozioni, moniti. Una vera e propria valanga di nozioni che ci impedisce di riflettere serenamente sulle cose, di farci delle domande e darci delle risposte da soli, di ascoltare il nostro istinto o il nostro raziocinio.

Un mix tra “apprendimento passivo” e“terrorismo mediatico”.

Il primo riguarda l’approccio moderno allo studio e alla formazione, sempre più statico e standardizzato. Si parte dal principio che se qualche esperto (un professore o una scuola di pensiero classica) ha espresso un parere o un’opinione questa vada appresa acriticamente: “Se l’hanno detto loro, è giusto”, senza far mai lo sforzo intellettuale o avere il coraggio di studiare ma allo stesso tempo riflettere su quanto affermato dai maestri. Nessuno vuole uscire dalla sua area di comfort e dire “Ok, questo è quello che dite voi, ma non potrebbe essere anche diversamente?”.

A questa standardizzazione culturale si aggiunge il cosiddetto terrorismo mediatico, ovvero quello che avviene quando coloro che sono giudicati come i più dotti e informati tra noi ci dicono quello che è giusto o sbagliato. Attraverso ogni canale di comunicazione e mezzo di informazione e di formazione (scuola, università, riviste, giornali, televisione, siti internet ufficiali e così via) vanno a plasmare quel pensiero classico, comunemente accettato e contro il quale pochi hanno il coraggio di schierarsi.

Questi due principi non agiscono solo sulle persone con una cultura bassa o medio-bassa, ma influiscono anche tra coloro che, in teoria, hanno ampie possibilità di studio e di formazione d’eccellenza. Questo è dovuto a due fattori principali: la forte attrattiva della zona di comfort e la paura.

Per zona di comfort, ormai già ampiamente accennata, intendiamo le nostre comode abitudini sia nel pensare che nell’agire e quindi, in generale, sulla nostra visione del mondo. Si può coniugare in mille e mille modi: dalla semplice consuetudine di far sempre la stessa strada per andare al lavoro all’accettare compromessi negativi con colleghi o familiari. Tutte le volte che noi rimaniamo nella nostra area di comfort facciamo un passo avanti nell’abdicare, per comodità e pigrizia, dall’esser protagonisti della vita, preferendo così solo il “subirla”.

Il secondo principio è la paura. Quando si vive sotto un tiranno oppure sotto una crudele dittatura, o ancora in un regime oscurantista, tutto risulta congelato: il libero pensiero, le emozioni, le azioni controcorrente. Questo avviene per la paura di subire dolorose ripercussioni.Nel nostro tempo, perlomeno nel mondo occidentale, è ormai impossibile ritrovarsi in un clima da Santa Inquisizione, ma la paura persiste, altrettanto forte e possente, per quanto agisca in maniera più subdola.

I media, sui giornali o in televisione, ci bombardano di informazioni negative ogni giorno. Questa vera e propria bomba di pessimismo agisce non più a livello fisico, come faceva la polizia segreta un tempo, bensì a livello mentale, subcorticale.

Il nostro cervello è senza difese e impreparato, dato che manca una corretta formazione sui problemi causati dai mass media e subisce in pieno gli effetti di questo attacco.

Questo fatto si manifesta in molti ambiti, nel nostro piccolo noi guardiamo al mondo medico e anche qua gli esempi si sprecano. Il più interessante è quello relativo all’imponente crescita di intolleranze e allergie nei nostri bambini dovuto anche all’imponenza che ha assunto il latte vaccino nella nostra dieta. Non è difficile pensare che tra il latte umano e quello vaccino c’è la stessa differenza che vi è tra una donna ed una mucca. Il latte della mucca è adatto al vitello che ha una velocità di crescita tre volte superiore a quella del bambino e una necessità proteica quasi quattro volte maggiore.


I reni di un bambino nutrito con latte vaccino rischiano di arrivare ad essere un terzo più grossi di quelli di un bambino nutrito col latte materno, questo perché sono sottoposti ad un’iperattività a causa dell’eccesso proteico del latte vaccino che oltre ad oberare i reni ed il fegato, può arrecare danni all’ipofisi, alla tiroide e al surrene. Inoltre, il lattosio contenuto nel latte materno è essenziale per lo sviluppo cerebrale del bambino, il cui cervello si nutre appunto di glucosio. L’ideale sarebbe allattare i nostri bambini sino all’età di due anni circa, perché è nel latte materno che trovano tutti i nutrienti di cui hanno bisogno.

Questi e molti altri esempi contenuti nel libro evidenziano che la nostra società nella sua evoluzione abbia subito un’involuzione, dovuta alla sempre più scarsa attenzione delle richieste inconsce del nostro organismo, che in realtà non ha paura del sole, dell’umidità o di calpestare a piedi nudi la madre terra, ma non lo fa perché “qualcuno” ci dice che è sbagliato.

A volte guidati dall’inesperienza, ma altre volte semplicemente per scarsa voglia di cercar di capire o assumersi delle responsabilità, ci facciamo sopraffare da delle paure che ci portano a non ascoltare noi, il nostro istinto o quello della nostra prole, inducendoci a compiere degli errori che si rivelano maggiori rispetto a ciò che avremo invece compiuto ragionando con le nostre menti. Dovremo dunque spegnere più frequentemente la tv, frequentare meno i centri commerciali e perché no, anche i pediatri e i dottori, e dedicarci in maniera più ampia ad imparare a cogliere tutto ciò che di buono la terra e la natura ci mettono a disposizione, ossia il mondo intero.

Pinuccio Massaiu