La storia non insegna nulla… O forse si?

Quante volte avete sentito questa frase, recitata con fare fatalistico davanti all’ennesimo evento di triste cronaca? Questo approccio negativo alla conoscenza storica è molto comune ai giorni nostri.

Eppure la storia è stata onorata profondamente dagli uomini del passato. I latini la definivano magistra vitae, partendo dal presupposto che non si potevano leggere i fatti del presente e prevedere quelli del futuro senza la consapevolezza di quanto avvenuto nella vita dei loro predecessori.

Vi è, nel nostro mondo occidentale, quasi una vergogna rispetto al passato. La sua ignoranza è esaltata come un vanto da chi dice di vivere nel futuro e che non sa cosa farsene di vecchie nozioni, oppure da chi afferma che la nostra storia è piena di sopraffazioni, guerre e sfruttamento, perciò è meglio dimenticarla.

“La nostra presunzione di vivere nell’epoca del progresso morale è altamente ridicola, in confronto alle epoche rischiose, la cui libera energia di volontà ideale si innalza nel cielo con le alte torri di cento cattedrali”

Jacob Burckhardt

Questo è il tema sotterraneo su cui si sviluppa il bel libro di Niall Ferguson, “Occidente.Ascesa e crisi di una civiltà”. Nella sua opera l’autore scozzese cerca d’individuare, nelle pieghe della storia, gli elementi che hanno permesso all’Europa (e poi all’America) di imporsi su civiltà che parevano a prima vista molto più evolute. Allo stesso tempo analizza le ragioni per cui questo sistema vincente sta vivendo una profonda crisi, rischiando di essere spazzato via da nuovi attori globali come la Cina.

Uno degli aspetti più interessanti, che ci riguarda da vicino, è la considerazione che l’occidente si seppe imporre su imperi e popoli molto più numerosi, ricchi e potenti grazie alla crisi in cui versava.

L’Europa dell’epoca, dilaniata dalle lotte tra Stati piccoli e litigiosi, assuefatta al continuo conflitto militare e spirituale (le guerre di religione tra cattolici e protestanti) e alla ricerca di ricchezze per sostenere la politica di potenza di così tanti attori, divenne una fucina d’idee, innovazioni e spirito competitivo.

Questa considerazione si sposa perfettamente con il concetto, più volte esposto, della crisi come spinta verso l’eccellenza, sempre che si abbia la volontà di affrontarla senza paura e con cognizione di causa. Le sfide vanno fronteggiate con adeguata preparazione.

Studiare il passato è importante per disporre di strumenti efficaci per superare gli ostacoli della vita e del lavoro. La conoscenza è l’arma più potente, come rispose un saggio al principe d’Etiopia Rasselas, alla sua domanda sul perché gli europei sono tanto forti “Essi sono più potenti di noi perché sanno di più e il sapere prevarrà sempre sull’ignoranza, come l’uomo domina sugli animali”.

Questo deve essere un grande insegnamento per noi e per i nostri figli. Il guardare al passato come esempio, come fonte di spunti ed esperienze di vita per migliorare la nostra. Se no saremo travolti da chi è stato più saggio di noi.

Le leggi che regolano il declino di popoli e nazioni valgono anche per gli individui. Cercare la via più breve, fare i furbi, approfittare delle situazioni, non formarsi né impegnarsi duramente e al contempo “volere tutto”, pretendere diritti pensando di non avere doveri è la strada che stanno intraprendendo coloro che ora si lamentano della crisi.

Voi volete essere uno di loro o preferite intraprendere un percorso diverso?

Pinuccio Massaiu